Carissimi,
Come fa un giovane studioso ad accedere alla carriera universitaria in Italia? Beh fino a pochi anni fa si doveva fare un concorso bandito dalle singole universita’, ed era a discrezione della commissione scegliere il candidato migliore. Poi ci fu la riforma Gelmini, con la quale e’ stato introdotto il ‘patentino’ da professore: cioe’, prima di poter partecipare al suddetto concorso, e’ necessario ottenere una ‘abilitazione’. Per ottenere la abilitazione sono necessari un determinato numero di pubblicazioni e citazioni, piu’ il soddisfacimento di almeno 3 di 12 criteri aggiuntivi. In pratica la riforma Gelmini voleva eliminare dall’accesso alla professione universitaria quei candidati con 0 pubblicazioni che in passato avevano ottenuto la cattedra.
In questo la riforma ha ottenuto il suo scopo, infatti i criteri del numero di pubblicazioni/citazioni sono stringenti; il problema sono i 12 criteri aggiuntivi ( http://m.flcgil.it/files/pdf/20161116/scheda-flc-cgil-abilitazione-scientifica-nazionale-2016-2017.pdf )che purtroppo sono spesso ‘vaghi’ e giudicabili a discrezione della commissione abilitante.
Questa incertezza nei criteri aggiuntivi vanifica completamente l’intento di questa sorta di ‘patentino’ abilitante: e’ infatti il lavoro della seconda commissione, quella del concorso vero e proprio per entrare in universita’ come professore, che giudichera’ tanti criteri aggiuntivi e globali del candidato, il ‘patentino’ serve solo per ‘scremare’ i super raccomandati che ora non possono piu’ diventare professori senza le raccomandazioni.
In pratica, i criteri aggiuntivi vanno in direzione contraria al senso della riforma: da una abilitazione attribuita su criteri chiari e concisi basati sui numeri delle pubblicazioni, si torna al solito metodo opinabile, per usare un eufemismo, tipico italiano.
Il nuovo governo in carica ha il dovere di cambiare questa riforma, anche alla luce dei recenti scandali del mondo universitario https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/indagine-professori-careggi-1.4398286 .
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